In una giornata lavorativa della durata standard di otto ore sono previste dalla legge delle pause per i dipendenti.
Non solo: sono anche regolamentate dai contratti collettivi nazionali del lavoro, relativamente alle categorie professionali di appartenenza, e dai codici interni alle imprese. Ma quante pause in 8 ore di lavoro sono concesse? Come ci si può regolare? Quel che si può premettere è che non c’è una regola uguale per tutti. E va subito specificato che sì, nelle 8 ore di lavoro è compresa la pausa pranzo. I momenti di interruzione temporanea del lavoro sono fondamentali per consentire al lavoratore di recuperare le energie e, per l’appunto, di consumare un pasto.
Numero e durata delle pause durante orario di lavoro
Si può rispondere alla domanda quante pause in 8 ore di lavoro sono consentite partendo dal tipo di attività professionale svolta da un lavoro. In alcuni casi, infatti, sussistono degli obblighi per questioni di salute e sicurezza:
– per i conducenti professionisti ci deve essere una pausa di 45 minuti ogni 4 ore e mezza di guida;
– i videoterminalisti devono fare una pausa obbligatoria lavoro un quarto d’ora ogni 120 minuti trascorsi di fronte al monitor.
Nel caso il contratto nazionale del lavoro, per la propria categoria di appartenenza, non fornisca indicazioni specifiche sulle pause durante orario di lavoro, rispetto al numero e alla durata, fa fede l’articolo 8 del Decreto Legislativo n.66 del 2023. Quello che è stabilito per legge è che il lavoratore con un turno di 6 o più ore, ha diritto a una pausa minima non inferiore ai 10 minuti.
Il datore di lavoro non può eliminarla e non può ridurne la durata, ma può prevedere più pause e/o una durata superiore ai 10 minuti.
La pausa pranzo è compresa nell’orario di lavoro
Al di là delle pause messe in conto nei contratti collettivi e nei regolamenti della singola azienda (che deve comunque attenersi alle disposizioni normative vigenti, più ampie), il lavoratore deve poter assentarsi per brevi minuti per bere un bicchiere d’acqua all’erogatore aziendale, per esempio, per un caffè al volo al distributore automatico del suo piano o della mensa aziendale o, ancora, per andare in toilette o fare una telefonata personale urgente. Molto sta al buon senso del singolo, sia sul fronte dei dipendenti (che non devono approfittarsene) sia sul versante dei capi (che dovrebbero comprendere certe esigenze, quando sono effettive, distinguendole dalle mere perdite di tempo).
Per quanto riguarda, invece, la pausa pranzo, con o senza utilizzo di buoni pasto, ancora una volta a parlarne sono i contratti collettivi nazionali del lavoro. Il Ministero del Lavoro, con una circolare emanata nel 2005, ha specificato l’obbligo per il datore di lavoro di concedere la pausa pranzo compresa nelle 8 ore lavorative, ai lavoratori con turni superiori alle 6 ore. Non si può chiedere ai lavoratori di non fare la pausa: sarebbe una richiesta illegale, anche a fronte di un incremento dello stipendio.
Pause lavoro e legge: cosa è previsto per il pranzo?
Quante pause in 8 ore di lavoro, dunque? La legge fissa una pausa minima di 10 minuti, che il datore di lavoro può aumentare, sia per numero che per durata. Questo tipo di pausa non è retribuita. Rispetto alle pause lavoro legge, se l’orario lavorativo prevede quattro ore, una pausa pranzo di un’ora, e altre quattro ore, ad essere retribuite sono solo le otto ore di lavoro.
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